“O Dio, tu sei il mio Dio, io ti cerco dall’alba;
di te è assetata l’anima mia, a te anela il mio corpo languente in arida terra, senz’acqua.
Così ti ho contemplato nel santuario, per veder la tua forza e la tua gloria.
Poiché la tua bontà vale più della vita, le mie labbra ti loderanno”. (Salmo 63: 1-3)
Davide ha scritto questo salmo mentre soggiornava nel deserto di Giuda, e si nascondeva di grotta in grotta, per non essere raggiunto dal re Saul, che cercava di ucciderlo.
Avrebbe dovuto essere una richiesta di liberazione, un grido di aiuto, verso Colui che egli riconosceva come l’Eterno. Invece Davide apre il suo cuore e loda il Signore per la sua fedeltà.
Le sue parole non ci rattristano, ci portano invece a gioire e a desiderare di realizzare sempre più la gloria e la presenza di Dio nella nostra vita.
Non c’è autocommiserazione in queste parole, anzi, Davide loda Dio per la sua bontà che è più importante della vita stessa.
Non credo sia facile identificarsi con le difficoltà vissute da Davide ma nelle nostre prove possiamo anche noi celebrare e benedire il Signore per tutto ciò che Egli provvede giorno per giorno per noi.
Gli occhi di Davide non guardano verso il nemico, il suo sguardo si alza verso il Santuario, ed è lì che per fede vede il Signore e mentre le sue labbra iniziano a lodarlo, Dio lo libera dal nemico.
Nel deserto è inevitabile sentire l’arsura e desiderare dell’acqua fresca, ma c’era in Davide una sete ancora più forte, il suo spirito era assetato del Signore e il suo cuore desiderava essere toccato da Lui.
Gesù ha fatto a tutti un meraviglioso invito: «Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno». ( Giov.7:37-38)
Daniele Zanovello