Cos’è il respiro? Il respirare, è l’alternarsi dei movimenti respiratori ovvero l’inspirazione e l’espirazione. Non può esistere l’uno senza l’altro.  Senza respirare la nostra vita dura una manciata di secondi, poi arriva l’asfissia e la morte. Il nostro corpo brucia ossigeno, e, se non apportato, muore nel giro di pochi istanti. Se riflettiamo su questo, forse il concetto di essere mortale si fa più pregnante: ci basta così poco per perdere la vita.

Il nostro corpo esteriore, fa parte di quella realtà definita tangibile, materiale: se, mentre stai leggendo queste righe, provi a trattenere il fiato il più possibile, è istintivo dopo un po’ respirare nuovamente perché si avverte in modo chiaro cos’è l’asfissia e si associa a questo nome una sensazione orribile.

La nostra anima, fa parte invece di quella realtà definita intangibile, spirituale: l’uomo, da solo, non può comprendere cosa sia ma serve uno strumento che lo aiuti a cercare in profondità.

Il Signore l’ha creata ed è con il Padre che deve avere relazione.

Il fatto che non sia una realtà apparente, rende l’anima bistrattata da molti essere umani: non ci si cura di lei, e non si realizza che anche lei ha una vita e va preservata per poter realizzare davvero chi siamo.

Anche la nostra anima ha bisogno di respirare. E il respiro gli dona vita, forza, sviluppo.

La preghiera è l’espressione più genuina di un’anima: è la creatura che cerca un’intima comunione con il Creatore. La preghiera non deve essere per forza fatta di parole (“1 Samuele 1:13 Anna parlava in cuor suo e si movevano soltanto le sue labbra, ma non si sentiva la sua voce”) o di tante parole (“Matteo 6:7 Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole”): alla base della preghiera c’è il DESIDERIO dell’anima (Salmi 18:7 Nel mio affanno invocai il Signore, nell’angoscia gridai al mio Dio: dal suo tempio ascoltò la mia voce, al suo orecchio pervenne il mio grido). Quando leggo i versetti da 1 a 18 di 1 Samuele, mi sembra di vedere Anna di fronte a me: il suo capo avvolto da un velo,  il suo volto rigato di lacrime, silenziosa, mentre muove solo le labbra.  Che sublime immagine di fede e forza spirituale.

Se prima di mangiare, ringrazi il Signore per il cibo, senza realizzare intimamente il beneficio di quello che hai non stai pregando. Se preghi per un fratello malato, ma pensi al tuo lavoro, alla tua casa, a cosa fare il week end, oppure semplicemente speri nel tuo cuore che non capiti anche a te la stessa malattia, non stai pregando (1 Pietro 3:12  Perché gli occhi del Signore sono sopra i GIUSTI e le sue orecchie sono attente alle loro preghiere ; Salmo 19:15 Ti siano gradite le parole della mia bocca, davanti a te i PENSIERI del mio cuore. Signore, mia rupe e mio redentore). Signore, aiutaci a realizzare, a  “percepire” e condividere  le sofferenze dei nostri fratelli per essere utili in preghiera!!!!

L’esperienza della malattia del mio papà ha sensibilizzato  il mio cuore verso quelli che devono attraversare la prova di una patologia invalidante.  I benefici personali della preghiera sono tangibili: ci rende senza dubbio esseri migliori.

Caro lettore, perché non lo vedi, non credere che la tua anima non possa perire per asfissia. Cerca la comunione con il Padre poiché essa è vita per l’anima e il corpo. Quanto segue io lo posso testimoniare: Filippesi 4: 6-7………in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; e la PACE di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, CUSTODIRA’ i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.

La preghiera è il respiro, dunque la vita dell’anima.

Dio ci ammaestri nelle Sue vie.

Davide Zigliotto