«Sii fedele fino alla morte, e io ti darò la corona della vita». (Apoc. 2:10)

La chiesa di Smirne ai tempi dell’Apocalisse era una città bella e prospera.
Era un centro di cultura e si dice fosse la ‘Gloria dell’Asia» per le sue bellezze architettoniche.
Lungo la strada chiamata la “Strada d’Oro”, c’erano magnifici templi ma il culto degli dei pagani stava declinando.
Il vero obiettivo era il culto dell’imperatore romano che ai tempi di Domiziano, divenne obbligatorio.
Una volta all’anno il cittadino romano doveva bruciare un pizzico di incenso sull’altare alla divinità di Cesare e fatto ciò, gli veniva dato un certificato poiché aveva compiuto il suo dovere religioso.
Anche i cristiani dovevano bruciare un pizzico di incenso e dire: “Cesare è il Signore”, e ricevere così il loro certificato.
Ma è proprio ciò che i cristiani rifiutarono di fare, non avrebbero mai dato a nessuno il nome di Signore tranne che a Gesù Cristo.

La Chiesa di Smirne era tribolata, provata, povera, calunniata e perseguitata.
Gesù ricorda ai credenti di Smirne che servono un Signore risorto, vittorioso sulla morte.
Perché se Smirne era una città ricca, la chiesa era povera?
I cristiani di Smirne conoscevano la povertà perché erano stati derubati e avevano perso il lavoro a motivo della persecuzione del vangelo.
Erano materialmente poveri ma Gesù li vede ricchi.
La chiesa di Smirne storicamente fu perseguitata e Gesù li avvisa e li esorta a perseverare.
Uno dei pastori della chiesa di Smirne, Policarpo (69-155), fu uno dei discepoli dell’apostolo Giovanni e prestò servizio a Smirne fino al 155 d.C. poi morì eroicamente come martire poiché si rifiutò di sacrificare all’imperatore. Fu condannato ad essere arso vivo nello stadio della sua città e, visto che le fiamme non lo consumavano, fu ucciso con un colpo di lancia. Le sue ultime parole furono: ” Preferisco bruciare sul rogo degli uomini, che bruciare in inferno per l’eternità”.
Signore dacci la grazia di restare fedeli a Te fino alla morte, sapendo che Tu ci darai la corona della vita.

Daniele Zanovello